Descrizione

Dell'epoca che ha preceduto l'occupazione romana in Valle, non si conosce praticamente nulla che riguardi direttamente il nostro paese. La Valdigne, come d'altronde l'intera Valle d'Aosta, è stata sicuramente abitata prima dai Celti, le cui vestigia permangono nel nostro patois e soprattutto nella toponimia locale, e poi dai Salassi che, tuttavia, non hanno lasciato tracce visibili nel nostro territorio.

La tradizione vuole che il sentiero dell'artze, che scende dal villaggio di Vedun sopra Avise e lo collega alle frazioni di Villaret ed Echarlod de La Salle, sia la continuazione dell'antica via dei Salassi che percorreva a mezza costa la sinistra orografica dell'alta Valle d'Aosta. L'antico sentiero, allargato e adattato alle esigenze della viabilità moderna da Arpuilles sopra Aosta fino a Saint Nicolas, è ormai diventato una vera e propria "strada dei Salassi", facilmente e comodamente percorribile anche in macchina.

La dominazione dei Romani, dal I secolo a.C. alla metà del V secolo d.C., non fu sempre tranquilla e questo a causa delle continue rivolte di quei fieri salassi che, dall'alto dei pendii dove si erano rifugiati, rendevano difficile e pericoloso il passaggio delle truppe romane che transitavano lungo la Dora.

Attualmente, nel territorio di La Salle, non vi sono tracce dell'antica strada romana che conduceva al valico del Piccolo San Bernardo. Alcuni storici ritengono che, dopo il passaggio obbligato da Pierre Taillée, la strada proseguisse lungo la destra orografica, attraversasse il borgo di Derby e risalisse la costa fino al Colle d'Arpy, per poi riscendere verso La Thuile.

Altri, invece, sostengono che percorresse il fondovalle, passasse sul ponte di Equilivaz, attraversasse i borghi di La Salle e Morgex e arrivasse fino a Pré-Saint-Didier.

Purtroppo, il periodo di dominazione dei Romani non è documentato né dai resti dell'antica strada dei legionari né da altri monumenti o vestigia di quell'epoca.

Successivamente, ondate di Barbari oltrepassarono i confini dell'Impero romano e ne occuparono le province.

La Valle d'Aosta fu inizialmente invasa dai Burgundi, che incominciarono a fermarsi nella Valdigne. La loro dominazione fu una delle più "umane", poiché erano soliti stabilirsi nei luoghi occupati, costruirvi agglomerati di case e borghi e dedicarsi all'agricoltura e alla pastorizia. Secondo la tradizione, furono proprio i Burgundi a portare in Valle i primi vitigni.

Ai Burgundi seguirono i Franchi e i Lombardi e solo alla fine del II Regno di Borgogna, verso il 1032, la Valle d'Aosta passò sotto il dominio di Casa Savoia, con il Conte Umberto I detto Biancamano.

Durante il Medioevo, la storia della Valle d'Aosta coincide con quella dei Signori, che godevano di una certa autonomia e prosperità. Il Signore fungeva da tramite tra i suoi sudditi e il sovrano; egli aveva il dovere di proteggerli e assicurare la giustizia e il diritto di percepire il censo dalle terre che gli appartenevano.

La Valdigne, tuttavia, apparteneva direttamente al Conte di Savoia e non conobbe mai altri signori feudali. Il suo rappresentante, il Balivo di Aosta, amministrava il feudo e aveva il suo tribunale a Morgex. Nel corso del XIII, XIV e XV secolo, i Conti e i Duchi di Savoia concessero ai sudditi della Valdigne delle franchigie che definirono i diritti e i doveri reciprochi e costituirono la base dell'organizzazione delle nascenti comunità rurali. Basandosi su tali franchigie, ciascuna comunità eleggeva democraticamente i propri rappresentanti, sindaci e procuratori.

Fu così che, in un momento imprecisato, nacquero le comunità di Derby e La Salle, con i loro rispettivi parroci, i loro cimiteri, le loro confraternite e più tardi, i loro sindaci e le loro scuole.

Non è facile tracciare la storia di La Salle dal Medioevo al XVIII secolo. In effetti, gli eventi più rilevanti riportati dalle cronache del passato sono fatti storici che interessarono in generale la Valle d'Aosta o la Valdigne, come le guerre, le invasioni, le epidemie, ecc.

Le rare informazioni sull'antica La Salle sono state recuperate frugando negli archivi della parrocchia e del vescovado, poiché quelli del comune furono distrutti dalle fiamme che durante la liberazione del 1945 bruciarono l'antico municipio. Tutti i documenti civili anteriori furono dunque persi irrimediabilmente.

La peste del 1630
Nei secoli scorsi, la peste era un flagello abbastanza frequente, anche presso quelle popolazioni che vantavano livelli di civilizzazione piuttosto buoni. L'Europa non fu certo risparmiata e la nostra regione fu colpita a più riprese. Il fenomeno delle epidemie si ripeteva con una periodicità allarmante e solo con grandi difficoltà, negli anni che seguirono, la popolazione riuscì a porre rimedio ai danni provocati dalla malattia.

All'origine dell'esplosione della peste nel nostro paese e della sua rapida diffusione vi sono diverse cause. La miseria in cui erano costretti a vivere gli abitanti della regione e le carestie che si susseguivano da un anno all'altro indebolivano sempre di più gli individui in età lavorativa, aggravavano la piaga della mendicità e le già precarie condizioni igieniche in cui erano abituati a vivere i nostri avi e aumentavano la frequenza delle requisizioni di bestiame e viveri per mantenere le truppe in transito nella Valle. Oltre a questo, la popolazione era sovente a contatto con i soldati che transitavano dai colli del Piccolo e Gran San Bernardo e che spesso erano portatori di germi e malattie di ogni genere, inclusa la peste.
La peste del 1630: rappresentazione nell'interno della chiesa

I primi casi di peste furono riscontrati a Gignod e Roisan nel 1531. Nel 1545, la malattia fece la sua comparsa anche ad Aosta e i malati furono relegati nelle "isole" della Dora. Nel 1554, il flagello si estese dalla Savoia e dal Piemonte ad Antey, a Montjovet e ad altre parrocchie valdostane, costringendo le autorità ad adottare misure più energiche per arrestare l'epidemia, come l'espulsione di mendicanti, ladri e vagabondi. Nel 1585 fu interrotto il transito verso i colli e le truppe provenienti dagli alpeggi furono costrette a sottoporsi a disinfezione. A seguito della recrudescenza della malattia nel 1598, le autorità costrinsero la gente a bruciare le case e gli oggetti appartenuti alle sventurate vittime.

Nonostante queste misure, il terreno era pronto e la peste invase l'intera Valle. I primi decessi furono registrati a Perloz, ma tra l'estate del 1630 e primi mesi del 1631, il numero delle vittime aumentò in modo impressionante in tutte le parrocchie. I morti non si contavano più e quando anche il parroco del paese veniva colpito dalla malattia (su 90 parroci ne decedettero 50), le liste rimanevano incomplete.

Secondo le poche informazioni reperite, le vittime furono 1400 a La Salle, 560 a Courmayeur, 600 a Sarre e 720 a Cogne.

Secondo una leggenda locale della nostra parrocchia, a La Salle sopravvissero al flagello solo 7 coppie, ricordate da due piccoli quadri di legno intagliato appesi in cima alle due colonne che sostengono l'arco trionfale, tra la navata principale e il coro della nostra chiesa. Le sette teste d'angelo simboleggiano le sette coppie sopravvissute alla peste del 1630. La leggenda continua narrando di queste persone, sopravvissute all'epidemia grazie alla puntura di alcune formiche: abbandonate le loro case, esse si rifugiarono nei boschi dell'envers dove, rotolandosi nude sui nidi delle formiche, assorbirono l'acido formico che le rese immuni alla peste (sic).

Le conseguenze dell'epidemia furono disastrose per l'economia della Valle d'Aosta e soprattutto per il nostro paese, dove la peste aveva infierito più che altrove. Le famiglie erano distrutte e la carenza di mano d'opera nelle campagne creava problemi molto seri che non sarebbe stato possibile risolvere in pochi anni. La grande ondata di immigranti provenienti soprattutto dalla Francia e dal Piemonte che seguì, assicurò il proseguimento delle attività agricole e contribuì a ripopolare l'intera regione.

Prima della peste, la Valle aveva circa 90.000 abitanti (La Salle ne aveva 2.200), mentre dopo l'epidemia il numero scese a circa 20.000. Nell'opera intitolata Peste, fame, guerra - cronache di vita valdostana del secolo XVII, il dott. Marco Ansaldo ci riferisce delle preoccupazioni per la questione del ripopolamento… "Nel 1631 si contavano ancora i morti e già si scatenava una frenetica corsa alla procreazione per ripopolare migliaia di focolari deserti per ridare braccia al lavoro, continuità e fiducia alla vita. Una generosa mano la diedero le centinaia di immigrati chiamati dal Consiglio dei Commessi a lavorare le terre deserte di manodopera. Sangue alemanno, svizzero, savoiardo e lombardo si mescolò al sangue valdostano...". In pochi anni, le comunità valdostane furono ripopolate da nuove vite grazie alle numerose "corse al matrimonio" di cui si ha testimonianza a partire dal 1631. "In dieci anni, grazie alle nuove nascite, la popolazione valdostana ritornò ai livelli esistenti prima della peste".

Le vittime di La Salle dell'epidemia del 1630 furono sepolte in una fossa comune nel champ de la loi, dove oggi sorge la casa famiglia della parrocchia.

Nel 1950, durante i lavori di costruzione del letamaio della casa parrocchiale furono rinvenuti i resti di numerosi scheletri, accatastati ordinatamente sotto terra. Erano i resti delle vittime del 1630. In effetti, i loro corpi non furono sepolti nel cimitero parrocchiale, troppo vicino alle abitazioni, ma più lontano, in campagna, per evitare un eventuale contagio delle persone ancora sane.

Invasioni e guerre
I valichi per la Francia e la Svizzera fanno sì che la Valle d'Aosta sia da sempre considerata un luogo di passaggio. La parte della regione che tuttavia risentì maggiormente di questa situazione, a causa del transito continuo di eserciti di ogni tipo che, di ritorno dalle campagne militari o diretti verso nuovi campi di battaglia, lasciavano dietro di sé tracce dolorose del loro passaggio, fu proprio la Valdigne.

A più riprese, nel corso dei secoli, l'economia e la vita sociale della comunità di La Salle risentì notevolmente degli effetti di questa sua condizione.

La prima invasione documentata dalle cronache di quel periodo fu quella dei Francesi nel 1690-1691, durante la guerra tra il re di Francia Luigi XIV e il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, che commise l'errore di firmare un trattato di alleanza con gli stati nemici della Francia.

Il reggimento del Monferrato inviato dal Duca nel 1690 per rafforzare i posti di guardia ebbe un comportamento assai riprovevole e si rese colpevole di saccheggi e distruzioni. In effetti, quando salì a La Thuile, lasciò il borgo di La Salle in pessimo stato.

Monumento ai soldati di La Salle morti in guerra

Nel 1691, i Francesi occuparono a loro volta il borgo e il Villair per dieci giorni. Quando se ne andarono, portarono via molti ostaggi e li rinchiusero nel castello di Chambéry, da cui qualcuno riuscì però a fuggire. "Un ufficiale di nome Lepage e 200 dragoni, di ritorno da La Thuile, si recarono nelle campagne sulla sponda destra della Dora per saccheggiare le abitazioni di Laval (La-Haut) dietro La Salle, dove alcune persone si erano rifugiate con quanto erano riuscite a portare via da casa. I soldati si appropriarono di tutto e costrinsero quelle stesse persone che avevano derubato a portare il bottino".

Nel 1691, circa 6.000 soldati dell'esercito francese invasero la regione, dando alle fiamme prima Pont-Serrand a Saint Joseph, quindi La Thuile, Morgex, La Salle, i villaggi di Le Pont e Les Champs. Molte abitazioni di La Salle furono totalmente bruciate o distrutte… "A causa degli incendi appiccati dai Francesi… furono feriti 113 abitanti di La Salle … Morgex e La Salle apparvero molto danneggiate, quasi irriconoscibili, dopo che i Francesi le distrussero e incendiarono nel 1691" (De Tillier).

Nel 1694, durante la permanenza dei soldati dei reggimenti del re di Savoia, gli abitanti di La Salle dovettero sopportare per mesi la presenza delle truppe… Nonostante i due ospedali allestiti nel capoluogo e a Croix-des-Prés, i soldati ammalati costrinsero la gente a rimanere in casa e impedirono loro di andare a raccogliere il fieno e il grano abbandonati nelle campagne.

Stando a quanto indicato nel verbale della visita pastorale del 1 maggio 1693, i soldati francesi depredarono quasi tutte le cappelle della parrocchia: Morgex riuscì a salvare una campana, nascondendola "maliziosamente" in paese; l'altare di Châtelair fu totalmente spogliato delle sue decorazioni e la campana fu portata via; a Château, il Signore di Avise riuscì a salvare una campana portandola nella sua dimora. La stessa sorte toccò alle cappelle di Challancin, Arbetey, Les Cours e Chabodey. La cappella che tuttavia subì i danni maggiori fu quella dei Penitenti, nel borgo.

Nel 1793, a La Salle, furono allestiti un ospedale militare e un cimitero per i soldati uccisi nei conflitti che ebbero luogo in Savoia durante la guerra dichiarata dai repubblicani al re di Sardegna. Anche in quell'occasione, i soldati occuparono la Cappella dei Penitenti.

Nel 1794, i Francesi perpetrarono altre distruzioni (Duc IX; 109), ma questa volta la chiesa di La Salle fu rispettata, grazie "all'abile condotta di questa parrocchia, indottrinata dai notabili del paese. All'arrivo dei Francesi, l'intera popolazione si riunì nella piazzetta attigua alla chiesa. Alla gente fu chiesto se si trattasse di un giorno di festa o di mercato, ma a entrambe le domande la gente rispose negativamente. Per quale motivo, dunque, tutte quelle persone erano riunite in piazza anziché lavorare od occuparsi delle proprie faccende? Per il piacere di vedere i soldati, risposero. Avrete sete, continuarono, il nostro vino è a vostra disposizione. Che strana gente, dissero, tanta onestà e tanta diffidenza. Non osarono saccheggiare la chiesa".

La storia del nostro paese non riporta altri fatti straordinari accaduti in questi luoghi. Tuttavia, non possiamo ignorare il contributo del comune di La Salle durante le due ultime grandi guerre: quella del 1915-1918 e quella che si concluse nel 1945. Il paese ha voluto ricordare i numerosi bambini "morti per la patria", poiché è a loro che "dobbiamo tutta la nostra riconoscenza: se oggi abbiamo una vita migliore, nella libertà e nella democrazia, è grazie al loro sacrificio supremo". Il bel monumento elevato nella piazza del paese nel 1923 (inaugurato nell'aprile dello stesso anno) e spostato nel Parco della Rimembranza, di fronte all'antico municipio, al termine della seconda guerra mondiale, ci ricorda l'enorme sacrificio che l'Italia chiese alle nostre famiglie.

La guerra del 1915-1918 fu sentita e vissuta in maniera ancora più forte: in quasi tutte le famiglie furono "mobilitati" dei bambini e il prezzo pagato fu molto elevato.


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